EDIZIONE 2019 (14a EDIZIONE) LE DITTATURE SOCIAL
«La follia tra espressionismo tedesco e dipendenza digitale» film, mostre e incontri
Domenica 24 febbraio 2019 Terzo appuntamento con il Tam Tam Digifest a: Caserta – Palazzo delle Arti e del Teatro – Corso Trieste, 239
COMUNICATO STAMPA
TAM TAM DIGIFEST -14^ EDIZIONE «LE DITTATURE SOCIAL» GLI EFFETTI DEL PREDOMINIO DIGITALE»
“Le dittature social – gli effetti del predominio digitale” è il tema della 14° edizione del Tam Tam DigiFest, la rassegna dedicata alle innovazioni digitali nel racconto audiovisivo.
Domenica 24 febbraio al Palazzo delle Arti e del Teatro di Caserta, in corso Trieste 239, doppia proiezione :
- Alle 16:30 il cortometraggio «IL BELLO DEL CINEMA ? I POPCORN» di Giulio Gargia liberamente tratto dal libro omonimo di Ignazio Senatore con : Susy Del Giudice – Ruggiero Capone – Francesco Gargia- Cristina Sciabbarrasi – Ivan Santinelli.
- Alle 18:00 invece un classico restaurato: «IL GABINETTO DEL DOTTOR CALIGARI»,
Il filo che lega le due proiezioni è la psicanalisi e le sue imprevedibili ombre che si proiettano nella tecnologia che ha prodotto i social in un caso e nella politica nell’altro caso. In «Il bello del cinema ? I popcorn» cinque personaggi in una sala d’aspetto per ingannare l’attesa cominciano un gioco di citazioni sulla settima arte. Chi sono ? Attori in cerca di una scrittura o pazienti di uno psicanalista ? O tutti e due ? Da questa domanda si sviluppa un gioco strano, un originale divertssment sulle follìe del cinema. Un ricco collage di citazioni denso di riflessioni divertenti e ironiche sulle dinamiche del mondo del grande schermo raccontato dalle parole dei suoi protagonisti. Alla proiezione saranno presenti autore, regista e uno degli interpreti, il casertano Ivan Santinelli.

Alle 17:00 performance teatrale con citazioni dai più grandi film della storia del cinema con la compagnia Spazio Libero.
“IL GABINETTO DEL DOTTOR CALIGARI” viene invece proiettato nella versione restaurata nel 2014 da Murnau Stiftung e Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata.
Pietra miliare del cinema tedesco, leggendario classico del muto, precoce esempio di thriller psicologico, primo successo internazionale della cinematografia tedesca dopo la Prima guerra mondiale, prototipo del cinema espressionista. “In Caligari, l’interpretazione espressionista è riuscita con raro successo a evocare la ‘fisionomia latente’ di una piccola città medievale dai vicoli tortuosi e oscuri, budelli stretti rinserrati tra case sgretolate le cui facciate sbilenche non lasciano mai entrare la luce del giorno. Porte cuneiformi dalle ombre pesanti e finestre oblique dai vani deformi sembrano rodere i muri. Davanti all’esaltazione bizzarra che emana da questa scenografia sintetica di Caligari, ricordiamoci di una dichiarazione di Edschmid: ‘l’espressionismo si muove in un’eccitazione perpetua’. Queste case o questo pozzo appena schizzato all’angolo di una stradina sembrano infatti vibrare di una straordinaria vita interiore” (Lotte H. Eisner).
Il festival è realizzato dalla cooperativa Tam Tam in collaborazione con l’associazione Articolo 21 con il contributo dell’assessorato Turismo e Spettacolo della Regione Campania
Direzione artistica Giulio Gargia
Ingresso: 5 euro
14 Edizione – 26 maggio 2019
PROGRAMMA
Domenica 26 maggio 2019 «I trucchi della dittatura, tra ipnosi e cibernetica» Quinto appuntamento con il Tam Tam Digifest a Caserta Palazzo delle Arti e del Teatro – Corso Trieste, 239
COMUNICATO STAMPA
I trucchi della dittatura, tra ipnosi e cibernetica Domenica 26 maggio quinto appuntamento con il Tam Tam Digifest a Caserta.
«Le dittature social – gli effetti del predominio digitale» è il tema della 14^ edizione del Tam Tam DigiFest, la rassegna dedicata alle innovazioni digitali nel racconto audiovisivo. Domenica 26 maggio al Palazzo delle Arti e del Teatro di Caserta, in corso Trieste 239, doppia proiezione: alle 17 e 30 «Il dottor Mabuse» di Fritz Lang, seguito da spezzoni de «Il trionfo della volontà» di Leni Riefenstahl.
Alle 19:00, performance teatrale della compagnia Spazio Libero, dal titolo «Love bancomat» sulle curiose conseguenze della dittatura digitale.

«Il dottor Mabuse» è un film di Fritz Lang, proiettato per la prima volta nel 1922 in Germania.Dopo aver raggiunto un successo internazionale con «Destino», Fritz Lang firma una pellicola di estremo fascino e magnetismo, che ipnotizza e cattura.
La storia (tratta da romanzo di Norbert Jaques) racconta le vicende di uno psicanalista che usa l’arte dell’ipnosi per vincere nel gioco d’azzardo,ma quando un poliziotto più che determinato si metterà sulle sue tracce, non rimarrà che affrontarlo anche se Mabuse ha più di un asso nella manica. Il personaggio di Mabuse è un personaggio che domina indubbiamente la scena, e con i suoi travestimenti, trucchi coinvolge e stupisce lo spettatore che non riesce sempre a riconoscerlo per via delle sue continue maschere.
Il tema principale del film è il gioco, infatti ogni cosa per Mabuse diventa tale, ma al centro di tutto vi è un superego che vuole emergere annientando la società (palese il riferimento al superuomo quando Mabuse travestito da rivoluzionario incita la massa in un’osteria la rivolta), ma nella sua strada si mette un poliziotto di nome Von Wenk, e tra i due è una continua lotta e fuga, piena di colpi di scena (eccezionale l’ipnosi che Mabuse esercita su Von Wenk con gli occhiali), e Fritz Lang ci regala primi piani sugli occhi di Mabuse che oltre ad ipnotizzare incutono un certo timore non indifferente, ma Mabuse non è nient’altro che un personaggio che si muove su un’infinità di binari cancellando un concetto omogeneo di ontologia, e creando un vortice in cui si agitano mille volti, non a caso alla fine del film impazzirà poiché la sua vera identità è oramai perduta.
Sicuramente un tema di estrema importanza è anche il concetto di benessere e malessere economico che sta affrontando la Germania, poiché uscita dalla guerra subisce molte situazioni di crollo finanziario, ma Mabuse in tutto questo capisce che l’unico modo per fare soldi è ingannare, plasmare se stessi, diventare ciò che non si è, poiché oramai tutto è gioco, e questo concetto emerge proprio perché si è stanchi della guerra e si tenta di fuggire da ciò con questo passatempo. Senza dubbio una delle pellicole più interessanti dell’espressionismo tedesco, e ancora una volta una vera e propria lode spetta di diritto al grande Fritz Lang che ha diretto il film in maniera impeccabile.
Si continua con frammenti de «Il trionfo della volontà» di Leni Riefenstahl. Cronaca dettagliata e ricostruzione filmata del congresso del partito nazionalsocialista che si tenne a Norimberga dal 4 al 10 Settembre 1934, e nel quale intervenne lo stesso Hitler, con al suo fianco lo stato maggiore al completo del mondo nazista.
Leni Riefenstahl ebbe un’imponente quantità di materiale e di mezzi a sua disposizione, tra macchine da presa e operatori, per girare questo film di propaganda ormai canonizzato nelle storie del cinema come il più fulgido e terrificante esempio di grandeur cinematografica al servizio di un’ideologia. L’opera della regista infatti, al netto delle implicazioni storiche, ha una altissima levatura artistica: le immagini sono epiche e giganteggianti e la gestione delle scene di massa, con il popolo tedesco festante, è a dir poco sbalorditiva anche agli occhi dello spettatore contemporaneo.
Alcuni campi lunghi, complice la possente mano della Riefenstahl, sono altrettanto impressionanti per imponenza e strutturazione, ma altrettanto statuario appare anche l’utilizzo dei simboli del nazismo, maneggiati con sibillina e acutissima consapevolezza estetica in modo tale da farli svettare sempre e comunque sul resto. Quello dell’autrice è un lavoro a dir poco epocale sulle forme dell’immaginario bellico, sul racconto del potere, una testimonianza storica e cinematografica davvero destabilizzante, forte di una messa in scena futurista e ipercinetica, dove perfino i singoli interventi oratori sono filmati con una nettezza e una spettacolarità che non ha eguali, mentre la popolazione appare come un corpo unico e coeso, un’unica grande (e inquietante) fiumana. «È un monumento al cinema di propaganda, mostruosamente bello e perversamente efficace» (Morando Morandini).
La performance teatrale del gruppo Spazio Libero conclude la serata.
«RESTYLING – LE MACCHINE DEL CAMBIAMENTO»
11 dicembre 2019 – Napoli – Palazzo delle Arti di Napoli (PAN) – Via dei Mille, 60 – Napoli – Serata di chiusura del Tam Tam Digifest 2019
Mercoledì 11 Dicembre
Ore 17:00
Diretta Facebok
Gli organizzatori racconteranno un anno di Festival Quest’anno dedicato al tema «Restyling, le macchine del cambiamento»
Ore 17:30
Proiezione del documentario di Giancarlo Bocchi «Le Ragazze della rivoluzione» a cui seguirà un incontro con l’autore
Le Ragazze della rivoluzione
Girato in Iraq e Siria il film racconta la vita, le idee, le attività in armi di donne coraggiose, di curde della Siria, dell’Iran, della Turchia e yazide che lottano strenuamente contro il “male” del secolo, l’Isis, il nuovo fascismo di matrice islamista e l’invasione turca dei territori liberi del Rojava (Siria del nord).
Il documentario viene presentato per la prima volta in Campania come evento realizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Napoli e delle associazioni GEA e del cineforum Pupille e Papile del teatro Area Nord curato dall’associazione Noi a Piscinola.
Si tratta di un film corale che dà voce alle combattenti curde su vari fronti di guerra. La comandante Tamara, curda turca trentenne, racconta nel documentario di essere nata durante una guerra: “Fin da bambina ho visto il nemico turco che attaccava ferocemente il popolo curdo. Per me iniziare la lotta armata non è stata una scelta, ma una necessità.” Ora combatte in Kurdistan contro i miliziani dell’Isis dove difende anche l’identità delle donne, “L’onore, l’esistenza la dignità, i nostri stessi corpi.” La prima promessa che ha fatto a se stessa e ai suoi compagni è stata di resistere, perché la lotta è “resistenza”. L’Isis teme la determinazione di Tamara e delle sue compagne: “Quanto sentono il trillo della nostra voce si spaventano!” dice con un sorriso.
Una combattente curda iraniana spiega invece che quelli dell’Isis “Si mostrano grandi, ma in realtà sono piccoli uomini perché sono vuoti dentro. Solo nella propaganda diventano grandi. Quando vediamo il loro odio, soprattutto contro le donne, vorremmo lottare contro di loro per sempre…” Una sua compagna yazida aggiunge: “Noi non dormiamo, non mangiano, non beviamo, noi non viviamo con serenità finché non libereremo tutte le vittime dell’Isis, soprattutto le donne”.
Le combattenti curde sanno che la loro lotta è solo all’inizio. L’Isis è un “male” che sarà debellato definitivamente solo quando verranno smascherati i governanti di Stati che combattono segretamente e senza tregua la democrazia e la libertà, dietro un potere che deriva dai capitali e da alleanze con potenze della area e anche da Stati occidentali collusi.
Una delle combattenti, una curda siriana, racconta che la lotta sarà lunga e implica un grande cambiamento, umano, sociale e culturale: “Chi conosce se stesso sa come vivere. Chi non si conosce non può dare valore alla propria vita. La cosa più importante è vivere e far vivere…”.
In questo senso nel Rojava (Siria del Nord) è in atto uno straordinario esperimento sociale-politico proposto dai curdi, con il “confederalismo” e la “democrazia dal basso”, al quale hanno aderito spontaneamente tutte le minoranze etniche (assiri, cristiani, ceceni ecc.) presenti nell’area.
Durante la realizzazione de “La ragazze della rivoluzione” il regista Giancarlo Bocchi, che ha documentato negli ultimi 25 anni conflitti, guerre e violazioni dei diritti civili e ha visto all’opera dai difensori bosniaci di Sarajevo ai mujaheddin del comandante Massoud che combattevano contro i talebani e tanti altri combattenti per la libertà, all’inizio delle riprese ha guardato con simpatia, ma anche con tenerezza, alle combattenti curde, alcune molto minute, che portavano a fatica i loro pesanti kalashnikov. Proseguendo nel lavoro, giorno dopo giorno, si è reso conto che queste giovani, che combattevano per il loro popolo ma anche per tutti noi, erano delle combattenti vere che mostravano in azione una temerarietà e un coraggio veramente raro, generato da una forte determinazione e da inflessibili scelte ideali.
Il film fa parte di una serie di documentari di Giancarlo Bocchi dal titolo “Freedom Women” su donne di nazionalità, cultura, lingue diverse, che vivono in quattro continenti, Asia, America, Africa, Europa e si battono per i diritti umani in aree tra le più pericolose al mondo, Afghanistan, Birmania, Colombia, Cecenia, Kurdistan, Sahara Occidentale. Lottano in luoghi distanti tra loro migliaia di chilometri, ma sono unite nella stessa idea universale e coraggiosa, di estirpare le diseguaglianze e cancellare le discriminazioni.
La serie “Freedom Women“ della quale fa parte “Le ragazze della rivoluzione” è una delle più ampie produzioni documentaristiche italiane indipendenti di tutti i tempi. Anche se i sei documentari sono stati presentati solo da alcune settimane nei festival internazionali, “La Figlia del Caucaso”, girato in Cecenia, ha ottenuto due settimane fa il premio quale miglior documentario al Los Angeles International Film Festival Indie Short e la nomination al New York Cinematography Award 2020 e “Sfida per la libertà”, realizzato nella tormentata e insanguinata regione colombiana del Cauca, giorni fa ha ricevuto la nomination al Madrid Film Award 2020.

DOPPIA MUTAZIONE – «Caruso e il suo doppio, quando il tenore diventò muto per il cinema»
Domenica 7 aprile 2019 Terzo appuntamento con il Tam Tam Digifest a Caserta Palazzo delle Arti e del Teatro Corso Trieste, 239
COMUNICATO STAMPA
TAM TAM DIGIFEST -14^ EDIZIONE «DOPPIA MUTAZIONE»
«Doppia mutazione» è il titolo della serata che si terrà al Palazzo delle Arti e del Teatro alle 17 e 30 con l’intervento del presidente dell’associazione Enrico Caruso, Giuseppe Di Gennaro, che farà ascoltare alcuni brani d’epoca che hanno segnato la storia del celebre tenore. Ma la vera novità sarà l’inedita veste di attore in cui vedremo Caruso che recita la doppia parte dei due cugini in un film di taglio umoristico sul mondo degli immigrati italiani a New York: «Mio cugino» (My Cousin), film muto del 1918 diretto da Edward José.
A Little Italy, vive Mario Nanni, un giovane scultore che tenta di farsi un nome.
Ma la vita è difficile e Mario, che è innamorato di Rosa Ventura, per conquistare la ragazza cerca di impressionarla vantandosi di essere il cugino di Cesare Carulli, un famoso tenore. Dopo una recita de I pagliacci, i due vanno in una caffetteria dove si trova Carulli, ma il tenore non riconosce il cugino. Allora Mario tenta di consegnare al celebre parente un suo busto ma il segretario di Carulli scambia il giovane per un aspirante cantante e lo mette alla porta. Tutta Little Italy prende Mario per un fanfarone e anche Rosa, che il padre vorrebbe sposasse un ricco fruttivendolo, pensa di lasciarlo. I guai di Mario arrivano però all’orecchio di Carulli: il tenore si presenta nello studio dello scultore e, con voce stentorea, commissiona un busto in bronzo di suo cugino.
- Alle 19:00 performance teatrale con citazioni dai più grandi film della storia del cinema con la compagnia Spazio Libero.

Il festival è realizzato dalla Cooperativa Tam Tam in collaborazione con la Compagnia della Città e l’Associazione Articolo 31, e con il contributo dell’Assessorato Turismo e Spettacolo della Regione Campania
Direzione artistica Giulio Gargia
Ingresso: libero